CAGLIARI - Mario Faticoni, attore e direttore del centro di intervento teatrale Il Crogiulo (nella foto), si rivolge al governatore Renato Soru e all´Assessore Pilia nella speranza che l´intervento riformatore della nuova Giunta regionale possa interessare anche il settore del teatro e per fare alcune considerazioni su un settore della cui nascita e sviluppo Faticosi è stato testimone, dalle prime recite liceali e universitarie degli anni ´60 all´odierna diffusione capillare sul territorio ad opera di una professionalità teatrale che annovera già numerosi pensionati.
«Lo sviluppo è stato, sì, fortissimo – sostiene Faticoni - ma più a favore della quantità che della qualità. Numerose formazioni e numerosi spettacoli, beninteso, hanno avuto e hanno connotati di qualità. Ma è l´assetto generale che è all´insegna della precarietà, della mancanza di indirizzi, della confusione.
Sono state soprattutto le istituzioni a mancare di qualità, limitandosi ad aumentare il capitolo di bilancio. L´Italia non ha una legge sul teatro. E così la Regione Sardegna. L´agire teatrale – continua Faticoni - prende quindi le pieghe della libera iniziativa. E quando va male come in Sardegna, ecco che non produce vere scuole di teatro, veri circuiti di commissione del prodotto teatro, momenti di formazione culturale, di vaglio della qualità, una politica regionale degli spazi, una informazione e una critica adeguata. Anche se, ripeto, tutto ciò a sprazzi e in embrione è avvenuto e avviene anche nella nostra terra.
Il contributo finanziario che ciascuna delle nostre associazioni riceve da anni o decenni – si legge ancora nella nota - non si sa "se" lo riceverà, "quando" lo riceverà e a "quanto" ammonterà. A malapena è individuato il "perché" lo riceverà: potrà produrre, ospitare, formare, "girare". Troppo vago. Una vera società teatrale non può fare a meno di tutti quei gangli armonizzati tra loro».
Nella nota Mario Faticoni prosegue domandandosi come una Giunta non di centro-destra possa affrontare questa situazione. E continua: «Penso di interpretare l´opinione di molti se dico che ad essa, come del resto a tutto il comparto culturale, la scure proprio non si addice. Il teatro è risorsa culturale primaria, millenaria forma di conoscenza veritiera della condizione umana. Altro è il divertimento puro, il passatempo. Distinzioni? Certo. Spettacolo o teatro? Professionalità o dilettantismo? Noviziato o esperienza? Etc.
Occorre molto discernimento – prosegue Mario Faticoni - e un tempo commisurato alla difficoltà delle scelte da fare. Il teatro sardo è nato e cresciuto con molto lavoro e sacrificio. E´ stata una battaglia. Le formazioni attuali, specie quelle storiche, sono meccanismi delicati, hanno più dell´artigiano che dell´industriale e sono pervenuti ad un equilibrio dopo una selezione feroce. Non sono energie e spazi fungibili, insensibili a brusche virate. Servono alle città, ai paesi, alle scuole, alle biblioteche, creano da anni occupazione e un altissimo indotto. Ma soprattutto producono artisti necessari a questa terra.
La mano regolamentatrice – conclude Faticoni - dovrebbe essere sagace e garbata. La Giunta ha l´occasione storica di fare una legge invocata da decenni, sicuramente dal ´73: convegno promosso dall´Assessore Guaita, di cui in Viale Trento devono esistere ancora gli Atti, assieme a quelli del convegno successivo del ´78.
La scure che colpisce in base ad una normativa è diversa da una scure cieca, che suonerebbe come sfida intollerabile ad un settore vitale e fecondo della società sarda».
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